La disfagia e la deglutizione possono complicarsi e peggiorare, in quel caso la gestione del paziente diventa più complessa. Uno dei momenti più critici è quello del riconoscimento dell’aspirazione dei cibi, cioè come capire che gli alimenti ingeriti non vadano verso l’apparato digerente ma verso quello respiratorio. In caso sussista questo rischio, lo specialista potrebbe indicare una forma di alimentazione più sicura per il disfagico, l’alimentazione entrale.
Come riconoscere, nei disfagici, l’aspirazione del cibo nei bronchi
Purtroppo, i segni del passaggio di piccole quantità di cibo nei bronchi non sono facilmente riconoscibili, spesso lo stesso paziente non se ne rende conto. Il rischio che corre il soggetto, però, è elevato: una polmonite ab ingestis, in una persona già compromessa da una patologia severa, può essere anche fatale.
Alcuni segnali d’allarme possono però indurre a sospettare una simile situazione:
- comparsa costante di alcuni colpi di tosse involontaria subito dopo o comunque entro 2-3 minuti dalla deglutizione del boccone;
- comparsa di velatura nella voce o di raucedine dopo la deglutizione di un boccone;
- fuoriuscita di liquido o cibo dal naso;
- presenza di febbre, anche non elevata (37,5-38 °C), senza cause evidenti; la febbre può essere infatti un segno di infiammazione o irritazione dovuta ad alimenti passati nelle vie aeree.
La nutrizione enterale
Qualora la situazione del paziente risulti particolarmente compromessa, è consigliabile ricorrere alla nutrizione enterale, per poter somministrare, per un periodo più o meno lungo, alimentazione, idratazione ed eventuali medicine. Le due metodiche utilizzate sono il sondino nasogastrico e la PEG (tramite gastrostomia o digiunostomia). Il ricorso alla PEG, ovviamente, è consigliato nel caso di pazienti che necessitino di un’alimentazione enterale per lunghi periodi, superiori alle 4 settimane.
Queste tecniche devono rappresentare una risposta tempestiva in caso di disfagie in fase acuta, previo accordo tra l’équipe multidisciplinare, il paziente e il caregiver.
È sempre necessario un monitoraggio attento: con l’utilizzo di entrambe le modalità di alimentazione enterale si possono verificare delle intolleranze a livello gastrico, inoltre possono verificarsi il reflusso gastro-esofageo e l’aspirazione.
Va sottolineato che il ricorso a SNG (sondino naso-gastrico) o PEG, quando necessario, non deve precludere la possibilità di impostare un progetto riabilitativo, laddove possibile, mirato a rimuovere la nutrizione enterale.
Per approfondire:
Riconoscere e gestire la disfagia
Cos’è la disfagia
La cura della disfagia: dalla diagnosi alla terapia
Difficoltà di deglutizione e disfagia: i consigli pratici
Quando disfagia e deglutizione si complicano