Il trattamento fotopneumatico combina la microaspirazione delle lesioni con la fototerapia ad ampio spettro e si completa con l’applicazione del farmaco locale
L’acne è la malattia della pelle più diffusa al mondo. Tra gli adolescenti può arrivare a colpire fino al 90% dei maschi e oltre l’80% delle femmine. Ma si presenta anche nelle età successive, tanto che un picco di richieste di visita si ha anche tra i 25 e i 34 anni. E un ultimo picco di manifestazioni interessa le età del riassestamento ormonale, maschile e femminile, dopo i 50 anni.
Anche nelle forme più lievi, caratterizzate dalla presenza di comedoni chiusi (quelli che comunemente vengono chiamati “punti bianchi”) o aperti (i “punti neri”), l’acne è fonte di notevole disagio, senso di inadeguatezza da parte di chi ne soffre e, soprattutto in età scolare, espone a emarginazione ed è bersaglio di facile ironia. Negli studi clinici che mettono in luce l’associazione tra presenza di acne e manifestazioni di rabbia, ansia, depressione, volontà di autoisolamento sociale, emerge come il disagio psichico profondo di questa malattia così visibile e non facile da trattare sia pari a quello di chi soffre di asma, o epilessia.
Considerata a torto una malattia di scarsa importanza, per la quale non vale la pena di impegnarsi in diagnosi e trattamenti adeguati, l’acne è invece una vera e propria malattia sociale. Tant’è vero che il medico, di fronte a una persona che chiede consiglio per un problema di acne, deve non soltanto valutare le manifestazioni visibili della malattia, ma anche approfondire l’impatto sulla qualità della vita.
Quattro gradi di gravità
Data la complessità della malattia, i clinici hanno cercato una classificazione di gravità, che fosse punto di riferimento comune per l’approccio più adatto alla malattia. In Europa, le linee-guida indicano 4 stadi di gravità: acne comedonica (quella più lieve a cui è stato fatto cenno in precedenza), acne lieve-moderata, con presenza di papule e pustole, acne papulopustolosa grave con segni di acne nodulare, infine acne nodulare grave e acne conglobata.
Si può prevedere se una persona soffrirà di una forma di acne grave? Secondo i clinici ci sono più fattori da tenere d’occhio. Eccone alcuni: la familiarità per acne grave (40 persone su cento con acne grave riferiscono di avere casi in famiglia), l’eccesso di sebo correlato alla stimolazione ormonale, soprattutto da parte degli androgeni (gli ormoni maschili), così come il manifestarsi di un’acne in contemporanea con le prime mestruazioni nelle ragazzine. La presenza di lesioni acneiche anche sul tronco, oltre che sul viso, l’aver sofferto di acne in età infantile, oppure trovarsi a soffrire della malattia in età non più giovane sono altri elementi, che aumentano la probabilità di sviluppare una forma di acne più grave.
Il consiglio, per tutti coloro che soffrono di acne, è astenersi dal fai-da-te (che pure genera fatturati di milioni di euro) e chiedere consiglio al medico o, almeno, al farmacista (che dovrebbe incoraggiare la persona a chiedere una visita medica). Infatti la terapia dell’acne non è mai una sola, ma si compone di elementi diversi, in grado di integrarsi l’un l’altro per ottenere una maggiore efficacia. Lo scopo non è soltanto tenere sotto controllo e far regredire le manifestazioni in atto, ma soprattutto evitare che l’acne lasci cicatrici.
Contrariamente a quanto creduto, infatti, le cicatrici e le alterazioni della pigmentazione non sono soltanto il marchio quasi indelebile di un’acne grave, ma possono manifestarsi anche per malattia lieve-moderata in una pelle particolarmente fragile.
Capire perché si manifesta
L’acne è una malattia dei follicoii pilo-sebacei, cioè degli organelli che, nella pelle, sono deputati alla produzione di peluria e a quella di sebo (ricordiamo che il sebo ha una funzione fondamentale di difesa e di mantenimento dell’integrità della pelle sana). Le lesioni dell’acne, dalla più lieve (comedone) alla più grave (cisti conglobata) originano da quattro fattori principali: l’eccessiva produzione di sebo, l’alterazione dei processi che portano alla superficie della pelle le cellule di cheratina, la colonizzazione del follicolo pilo-sebaceo da parte di un batterio, il Propionibacterium acnes, e l’intervento aggravante, sempre a livello del follicolo pilosebaceo, di molecole infiammatorie, messe in allarme da questo insieme di alterazioni.
Attenzione. Molti pensano che la presenza di un batterio come il Propionibacterium acnes renda contagiosa questa malattia. Non è assolutamente vero: chi soffre di acne non potrà mai trasmetterla a nessuno, il batterio infatti contribuisce alla grvità delle manifestazioni, ma soltanto nel soggetto colpito.
Come trattare l’acne
Il solo e unico consiglio valido, nel trattamento dell’acne, è quello del medico. Anche perché, sebbene ormai siano molti gli approcci validati dagli studi clinici, la risposta è strettamente su base individuale. Che cosa significa? Che lo stesso tipo di acne può non rispondere in modo identico allo stesso trattamento, sia come entità della risposta, sia come rapidità della stessa. Ecco perché il trattamento, impostato dal medico e seguito a cadenze regolari, può essere cambiato se dimostra di non essere adatto, o se dà effetti collaterali o, ancora (come può accadere con gli antibiotici) smette di funzionare perché l’organismo ha sviluppato resistenza nei confronti di quella/e molecola/e.
Questo accade soprattutto con i farmaci. In linea generale, i dermatologi consigliano, per le forme più lievi, un trattamento a livello locale, con lozioni o creme, a base di una sola sostanza, o di più sostanze in combinazione, scelte a giudizio del medico. Man mano che la gravità della malattia aumenta, potranno essere inclusi trattamenti per via orale, destinati a ridurre la carica batterica, l’infiammazione, lo stimolo androgenico.
Ancora, un‘opzione può essere l’esposizione agli UV (ma non per tutte le forme e per tutti i casi) e la terapia laser, anche se non sempre le evidenze sono risultate significative.
Opzioni recenti: il trattamento fotopneumatico
È evidente però che qualunque trattamento, soprattutto nel caso di trattamenti cronici, come quelli per l’acne, dev’essere appropriato per quel paziente, adattarsi al suo stile di vita, non comportare costi eccessivi e, ultimo ma non per importanza, essere ben tollerata.
È recente, nel ventaglio di opzioni di trattamento dell’acne, l’introduzione di un approccio innovativo, che combina l’efficacia detergente di un microsistema di aspirazione sotto vuoto all’effetto igienizzante e antinfiammatorio della luce ad ampio spettro. Si tratta del trattamento fotopneumatico, che agisce in due tempi: l’aspirazione sotto vuoto, applicata alle singole lesioni acneiche, le apre con delicatezza e le svuota di sebo in eccesso, deposito di cellule morte e batteri; subito dopo, il raggio di luce ad ampio spettro completa l’opera di detersione e purificazione del poro, eliminando batteri residui e diminuendo la produzione di sebo. Il trattamento non finisce qui: infatti si completa con l’introduzione, nel poro deterso e igienizzato, del trattamento topico più adatto al singolo paziente.
L’acne che ha dimostrato di rispondere con prontezza e per un tempo decisamente apprezzabile (mesi) al trattamento fotopneumatico è quella lieve-moderata e moderata (comedonica, a carattere infiammatorio, papulopustolosa). Il trattamento, secondo il giudizio di chi vi si è sottoposto, è del tutto indolore (non occorre cioè alcun tipo di anestesia locale) e rapido da applicare. Permette di apprezzare risultati significativi già dalla prima seduta, con netta riduzione del sebo in eccesso, progressivo essiccamento e appiattimento delle lesioni dopo 24-48 ore.
Il trattamento fotopneumatico, approvato dalla FDA statunitense, ottiene i suoi migliori risultati nell’arco di 4-6 settimane e ha dimostrato di agire in oltre il 60% dei casi in cui le terapie standard, sia locali, oppure per bocca o laser, non hanno dato i risultati sperati. Può essere impiegato anche nei teen-ager, quindi già a 13-14 anni, in piena sicurezza.