Le inedite risposte della terapia fotopneumatica
L’acne ha risvolti psicosociali più disturbanti rispetto a patologie invalidanti come l’asma e l’epilessia.
L’acne compromette la vita psicosociale di chi ne soffre più di malattie fisicamente impegnative, come l’asma, o l’epilessia. Sono gli studi di popolazione a dimostrarlo. E il dato continua e essere riconfermato. Che cosa significa? Che la persona con acne, pur riconoscendo di essere colpito da una malattia che non lo limita dal punto di vista delle capacità fisiche, dichiara però un disagio molto più sfaccettato e profondo rispetto a quello evidenziato dalle interviste con persone sofferenti di malattie non dermatologiche, ma fortemente invalidanti dal punto di vista delle attività quotidiane.
E c’è di più. Questi stessi risultati sono emersi anche confrontando la percezione della qualità di vita da parte di persone con malattie dermatologiche non certo lievi, come la psoriasi, oppure patologie a carico dei capelli e delle unghie, quindi ben visibili. Insomma, l’acne non è soltanto una malattia della pelle, ma è, a tutti gli effetti, anche una malattia dell’anima. Ecco perché la prima e fondamentale misura da adottare, di fronte a una persona con acne, è non sottovalutare il suo stato, definendolo “passeggero”, “lieve”, “non disturbante”.
Tanto più se l’acne si sta manifestando in un soggetto adolescente. Le statistiche parlano chiaro: fino al 90% degli adolescenti è colpito da acne in tutto il mondo, con una lieve prevalenza nei maschi, perché il ruolo degli ormoni androgeni è uno dei fattori chiave della malattia. E poco importa che, nel sesso maschile, il picco delle manifestazioni venga in media toccato un paio d’anni dopo rispetto alle femmine (19 anni invece che 17). Il coinvolgimento psicologico è comunque profondo.
Di pari passo gravità dell’acne e disagio
È intuitivo che la gravità dell’acne vada di pari passo con la profondità del disagio psicosociale dichiarato. Com’è noto, la malattia viene stadiata in quattro forme: una classificazione che permette ai dermatologi di definire con maggiore appropriatezza la prescrizione di trattamenti più adatta. La forma meno impegnativa è l’acne comedonica, caratterizzata dalla presenza di punti bianchi (pori chiusi) e punti neri (pori aperti, in cui l’accumulo di sebo e cellule morte si è ossidato a contatto con l’aria). La gravità maggiore è associata alla presenza via via di papule (lesione piccola e solida), noduli (di dimensioni maggiori e infiammati), pustole (lesioni meno solide, in cui l’accumulo di globuli bianchi, sebo e cellule morte, in presenza di batteri, dà origine a pus).
La forma più grave, cistica, può essere presente insieme a tutti gli altri tipi di lesioni acneiche. La differenza però è sostanziale: infatti le cisti vanno in profondità nella pelle, sono spesso dolorose perché infiammate e, proprio per questo, lasciano il segno di sé con le cicatrici tipiche (cicatrici acneiche). Se le premesse sono queste, è intuitivo comprendere i risultati emersi valutando adolescenti, ragazzi e ragazze di 18-19 anni, affetti da acne di diversa gravità, oppure liberai da malattia.
Un adolescente (maschio o femmina) su quattro, tra quelli con acne moderata è risultato più disturbato dal punto di vista psicosociale e delle capacità di affrontare le attività quotidiane, con una frequenza doppia nei soggetti con acne grave rispetto ai coetanei senza acne o con malattia di grado lieve. Nei ragazzi si evidenziano maggiori problemi nei rapporti con familiari e amici rispetto a quanto dichiarano le ragazze con acne di pari gravità. Attenzione: le disfunzioni nelle relazioni sociali e familiari non appaiono in alcun modo associate all’etnia di appartenenza o allo stato socioeconomico familiare, ma esclusivamente al carico di sintomi depressivi che derivano dal peso della malattia acneica.
Imbarazzo, senso di vergogna, colpevolizzazione immotivata e autoisolamento, stigma e derisione da parte dei compagni di classe (e non solo) possono a loro volta peggiorare l’acne, perché, com’è noto, i legami tra stato dell’umore, sistema immunitario e sintomi di una malattia (soprattutto dermatologica) sono molto stretti.
Innovazione: il trattamento fotopneumatico
Di fronte a una vera e propria malattia sociale quale l’acne è, le prospettive terapeutiche sono molte, diverse l’una dall’altra e, il più delle volte, da non applicarsi da sole. Basta pensare ai tanti fattori che intervengono nel determinare la comparsa, la gravità, il peggioramento delle lesioni per capire che un intervento fai-da-te, senza la guida di un medico (o, nei casi più lievi) di un farmacista, sia da evitare nella totalità dei casi.
Se è vero che le forme più lievi necessitano di un’attenta scelta di terapia locale, di una corretta igiene e di un buono stile di vita (vietatissimi fumo, orari di sonno sregolati, consumo di alcol), è anche vero che le forme moderate e moderate-gravi trovano oggi un inedito supporto meccanico ai farmaci e allo stile di vita: il trattamento fotopneumatico, rapidamente efficace, indolore e privo di effetti collaterali.
Approvata negli Stati Uniti dalla FDA, l’ente che regola la disponibilità di farmaci e presidi terapeutici in genere, il trattamento fotopneumatico si compone di tre passaggi successivi, tutti erogati in una sola sessione, in tempi ristretti e senza alcuna necessità di ricorrere ad anestetici locali. Il primo passaggio è l’aspirazione sotto vuoto, che viene applicata alle singole lesioni acneiche: il procedimento, del tutto indolore, le apre con delicatezza e le svuota di sebo in eccesso, deposito di cellule morte e batteri.
Il secondo passaggio agisce quindi su una lezione svuotata e pronta per essere disinfiammata e disinfettata: è un raggio di luce ad ampio spettro (UV e IR) che completa l’opera di detersione e purificazione del poro, eliminando anche gli ultimi batteri residui e diminuendo la produzione di sebo. Terzo e conclusivo passaggio: l’introduzione, nel poro deterso e igienizzato, del trattamento topico più adatto al singolo paziente.
L’acne lieve-moderata e moderata (comedonica, a carattere infiammatorio, papulo-pustolosa) risponde nell’arco di 24-48 ore al trattamento con apprezzabile riduzione del sebo in eccesso, disidratazione e successivo appiattimento delle lesioni. Il trattamento fotopneumatico ottiene i migliori risultati in 4-6 settimane; gli effetti si prolungano per qualche mese. È significativo aggiungere che ha dimostrato di agire anche nei casi in cui le terapie standard, sia locali, oppure per bocca o laser, non hanno dato i risultati sperati, con una risposta soddisfacenti in 60 pazienti su cento. Infine, dato non trascurabile, il trattamento fotopneumatico può essere impiegato anche nei teen-ager, quindi già a 13-14 anni, in piena sicurezza.