Tumore gastrico: un nuovo marcatore sembra in grado di distinguere i pazienti che, dopo l’intervento di chirurgia, possono trarre beneficio dalla chemioterapia da quelli che non sembrano ottenerne vantaggi.
L’innovativo biomarcatore studiato, l’instabilità dei microsatelliti (MSI), è stato già utilizzato per diverse forme tumorali. Il suo valore prognostico e predittivo di efficacia della chemioterapia in pazienti operati per un tumore gastrico è stato dimostrato dai risultati di un nuovo studio, pubblicati sulla rivista scientifica internazionale Journal of Clinical Oncology.
Attualmente a tutti i pazienti viene prescritta la chemioterapia dopo l’intervento, ma non sempre questa si rivela efficace. Non esistono a tutt’oggi dei biomarcatori prognostici e/o predittivi con un ruolo consolidato. I nuovi dati porteranno con buona probabilità a un’implementazione delle attuali linee guida per la patologia.
La possibilità di sviluppare un tumore dello stomaco nell’arco della vita è pari a 1/38 negli uomini e 1/75 nelle donne (dati AIRTUM 2010-2015).
Il nuovo marker: i microsatelliti
I microsatelliti sono brevi sequenze ripetute di DNA, differenti da quelle presenti nelle sequenze originarie e per tale ragione definiti “instabili”. Dalle ricerche sembra che questa instabilità sia un difetto nella capacità di riparare gli errori che alcune volte avvengono nel DNA durante il processo di replica delle cellule.
“Il MSI è un marcatore già disponibile in clinica, di facile determinazione ed economico: ed è utilizzato per esempio nel tumore al colon per le decisioni terapeutiche, ed è stato validato per predire la risposta dell’immunoterapia nei tumori solidi” spiega Filippo Pietrantonio, Oncologo medico dedicato allo studio e alla cura dei tumori gastrointestinali presso la Struttura Complessa Oncologia Medica 1 dell’Istituto dei Tumori (INT) e ricercatore presso l’Università degli Studi di Milano. “MSI è considerato un indicatore di un deficit di funzionalità del sistema di riparazione del DNA ed è un biomarcatore presente in circa il 10-15% dei tumori del colon e dello stomaco”.
Nel tumore gastrico il ruolo di MSI come biomarcatore è stato indagato in diversi studi, ma i risultati non sono mai stati ritenuti conclusivi data la bassa frequenza di pazienti il cui tumore presentava caratteristiche di instabilità dei microsatelliti.
Lo studio
“Abbiamo effettuato uno studio che ha aggregato ed analizzato i dati raccolti nell’ambito di quattro sperimentazioni cliniche” continua Rosalba Miceli, Dirigente statistico della Struttura di Epidemiologia Clinica e Organizzazione Trials del Dipartimento di Ricerca Applicata e Sviluppo Tecnologico in INT. “Il capofila di uno di questi studi, pubblicato nel 2014 era stato lo stesso INT. Forti quindi della nostra esperienza nella pianificazione e conduzione delle sperimentazioni cliniche e nelle relative analisi statistiche, abbiamo compiuto uno sforzo per poter ottenere i dati dei singoli pazienti dagli ospedali capofila per ciascuno degli studi precedenti. Questo ci ha permesso di raggiungere un maggiore “potere statistico” nel dimostrare i nostri obiettivi. L’aggregazione di una grande quantità di dati (1.556 pazienti, il 7.8% dei quali con MSI), unita all’applicazione di metodologie statistiche appropriate per tener conto dell’eterogeneità dei dati che provenivano da centri e nazioni diverse, ci ha permesso di “vincere” la nostra scommessa su questo biomarcatore”.
Lo studio ha confermato il valore prognostico positivo di MSI in termini di sopravvivenza, ma non solo. Mentre i pazienti con MSI non sembrano ottenere un beneficio dall’aggiunta della chemioterapia al trattamento chirurgico, i pazienti senza MSI mantengono i ben noti benefici indotti dall’aggiunta della chemioterapia alla chirurgia curativa.
“Il nostro studio dimostra dunque l’utilità di MSI anche per il tumore gastrico e pertanto porterà a un’implementazione delle principali linee guida nazionali ed internazionali, in quanto il test MSI verrà sempre di più prescritto ai pazienti prima di decidere, valutando anche altri molteplici fattori, se somministrare o meno un trattamento di chemioterapia” continua Pietrantonio.
“Abbiamo dimostrato quindi che è possibile una categorizzazione prognostica dei pazienti in base allo status MSI. Sarebbe essenziale a questo punto condurre uno studio sperimentale ad hoc per fornire ai pazienti con MSI un’alternativa alla chemioterapia, dato che questa non procura loro alcun vantaggio in termini di sopravvivenza”aggiunge Miceli.
Il futuro
Sulla base dei risultati di questo lavoro sono state impostate le basi per un nuovo studio di fase II che a breve verrà coordinato e condotto dal Gruppo Oncologico del Nord-Ovest (GONO), di cui fa parte il Dottor. Pietrantonio, con l’obiettivo di testare l’immunoterapia neoadiuvante, cioè somministrata prima dell’intervento chirurgico senza chemioterapia, nel tumore dello stomaco resecabile e con status MSI.
Bibliografia
Pietrantonio F et al. Individual Patient Data Meta-Analysis of the Value of Microsatellite Instability As a Biomarker in Gastric Cancer. J Clin Oncol. 2019 Sep 12: JCO1901124. doi: 10.1200/JCO.19.01124.
Bajetta E et al. ITACA-S (Intergroup Trial of Adjuvant Chemotherapy in Adenocarcinoma of the Stomach Trial) Study Group. Randomized trial on adjuvant treatment with FOLFIRI followed by docetaxel and cisplatin versus 5-fluorouracil and folinic acid for radically resecate gastric cancer. Ann Oncol. 2014 Jul;25(7):1373-8.