Le mascherine contro il coronavirus servono oppure no, e in quali casi? Facciamo chiarezza.
L’indicazione a indossare una maschera sussiste solo se si è malati di COVID-19 e si presentano sintomi (soprattutto se si tossisce o starnutisce) o se si sta curando qualcuno che potrebbe avere questa infezione. Inoltre sono consigliate alle persone che vivono nelle aree considerate focolaio e dunque zone rosse.
Le maschere sono efficaci solo se utilizzate in combinazione con una frequente pulizia delle mani, effettuata a lungo, per circa 20-40 secondi, con acqua e sapone oppure detergenti a base di alcol. La maschera monouso può essere usata una sola volta. In generale, le mascherine di garza, che vanno a ruba, servono come misura di precauzione. Quelle sofisticate, che invece hanno dei filtri, servono a proteggere gli operatori sanitari.
Come indossare, usare, togliere e smaltire una maschera
Le mascherine devono essere indossate in modo corretto per essere efficaci contro il coronavirus. Prima di tutto pulire le mani strofinandole con acqua e sapone o, in mancanza, con una soluzione a base di alcool. Quindi coprire la bocca e il naso con la maschera e assicurarsi che non ci siano spazi vuoti tra il viso e la maschera.
Molto importante ricordarsi di non toccare la maschera durante l’uso; in caso contrario, è consigliabile lavarsi le mani, come suggerito in precedenza.
Non tutti sanno che la maschera, non appena è umida, va sostituita con una nuova. Ovviamente quella usata, se monouso, non va riutilizzata.
Per rimuovere la maschera: toglierla da dietro (non toccare la parte anteriore della maschera) e gettarla immediatamente in un cestino chiuso. Infine procedere alla pulizia delle mani come spiegato in precedenza.
Non sprecare inutilmente risorse importanti
Siamo in una situazione in cui è richiesta a tutti particolare attenzione: le risorse necessarie a contrastare il contagio del conavirus vanno utilizzate solo quando utili. L’Organizzazione mondiale della sanità è chiara a questo proposito: “se non siete malati o non vi occupate di qualcuno che è malato, allora state sprecando una maschera”. Inoltre, non è utile indossare più mascherine sovrapposte. Dal punto di vista sociale ed etico, oltre che razionale, è importante utilizzare questi presidi con saggezza, data l’attuale carenza in tutto il mondo. Si tratta di risorse preziose e l’uso improprio ne rappresenta un inutile spreco. La “corsa alla mascherina” ha come risultato quello di svuotare i magazzini lasciando chi ne ha veramente bisogno senza mezzo protettivo, facilitando, di fatto, la diffusione del coronavirus.
Il modo più efficace per proteggere se stessi e gli altri da COVID-19 è quello di pulire spesso le mani, coprire la tosse con la piega del gomito o dei tessuti e mantenere una distanza di almeno 1 metro dalle persone che tossiscono o starnutiscono.
Quali mascherine?
La mascherina sbagliata non serve a nulla. Importante dunque essere consapevoli della necessità di utilizzare la tipologia corretta a seconda della problematica da affrontare. Per essere efficace e sicuro, nei confronti di questa emergenza, l’OMS (Organizzazione Mondiale della sanità) prescrive un dispositivo conforme alla norma EN 149 con valida marcatura CE seguita dal numero dell’Organismo di Controllo che ne autorizza la commercializzazione”. Non di rado si trovano mascherine non classificabili come DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) e perciò non efficaci contro il Coronavirus. Occorre concentrarsi sul tipo di mascherine filtranti che possono essere utilizzate.
Per i sanitari sono indicate quelle FFP2 e FFP3, che hanno un’efficacia filtrante del 92% e del 98%. Assosistema spiega come le mascherine facciali filtranti certificate in conformità alla norma EN 149 (classe FFP2 o FFP3) siano sufficienti a garantire la prevenzione dai rischi biologici aereodispersi, in molte situazioni lavorative in ambito sanitario; per situazioni più complesse possono essere utilizzati anche DPI con caratteristiche diverse.
Va quindi fatta una distinzione tra le maschere di protezione respiratorie dalle mascherine chirurgiche. Queste ultime sono dispositivi medici e nascono con lo scopo di “proteggere il paziente in situazioni specifiche (es: sala operatoria) e non il personale sanitario, dal momento che non presentano un bordo di tenuta sul volto e uno specifico sistema filtrante per aerosol solidi e liquidi, a differenza dei DPI. Le maschere chirurgiche possono riportare la marcatura CE (che attesta la rispondenza a quanto disposto dalla Direttiva 93/42/CEE in ambito di dispositivi medici) e possono essere conformi alla norma armonizzata EN 14683, che descrive le prove utili a verificare che l’idoneità a proteggere il paziente da ciò che viene espirato da chi le indossa”.
La normativa italiana
Il decreto legge 2 marzo 2020, n.9, articolo 34 (comma 2 e comma 3) consente, nell’ambito dell’emergenza da COVID-19, l’utilizzo di dispositivi di protezione individuali di efficacia protettiva analoga a quella dei dispositivi previsti dalla Circolare 5443-22/02/2020, dopo valutazione da parte del Comitato tecnico scientifico che supporta le realizzazione degli interventi di Protezione civile. In particolare, nella gestione dei casi sospetti e probabili, ad eccezione delle procedure che possono generare aerosol (dove è previsto l’utilizzo di un filtrante facciale da parte dell’operatore) è possibile fare ricorso alle mascherine chirurgiche, quale dispositivo idoneo a proteggere gli operatori sanitari, fermo restando l’utilizzo di tutti gli altri dispositivi di protezione individuale previsti (guanti, camici, occhiali di protezione).
Per quanto riguarda il personale non sanitario, il medico e il farmacista saranno i riferimenti per chiarire ogni dubbio.
La situazione nella zona rossa
La carenza di mascherine per limitare la diffusione del coronavirus rappresenta un problema noto. Il Ministero della Salute rassicura, però: dai primi di marzo la Protezione civile sta distribuendo migliaia di mascherine chirurgiche alla popolazione degli undici comuni della zona rossa del focolaio (dieci in Lombardia: Bertonico, Casalpusterlengo, Castelgerundo, Castiglione D’Adda, Codogno, Fombio, Maleo, San Fiorano, Somaglia, Terranova dei Passerini; e uno nel Veneto: Vo’) e mascherine di protezione di tipoFFP3 e FFP2 (entrambe dotate di filtri) al personale sanitario di tutte le regioni italiane.
Fonti
Q&A on coronaviruses (COVID-19). WHO
Per ulteriori informazioni, lo speciale coronavirus: