La disidratazione negli anziani colpisce tra il 20 e il 30% degli over 65 (J Gerontol Nurs. 2015): un problema, perché può comportare ripercussioni anche importanti sulla salute.
Va ricordato che il corpo è composto per oltre il 75% da acqua. Una corretta idratazione è dunque fondamentale per il corretto funzionamento del nostro organismo.
Le cause e i sintomi della disidratazione negli anziani
“Fatica e crampi muscolari possono essere dei segnali indicativi. È sbagliato attribuire tutto all’età” sottolinea il Prof. Maurizio Muscaritoli, Presidente SINuC – Società Italiana di Nutrizione Clinica e Metabolismo.
La disidratazione è spesso causata dalla privazione di acqua. Questo può avvenire anche a causa di una perdita eccessiva di liquidi. Tale situazione può verificarsi in molti modi: respirazione, traspirazione, sudorazione, escrezione di urina e così via.
La disidratazione cronica negli anziani deriva spesso anche dalla mancanza della sete, uno stimolo che, purtroppo, tende a decrescere con l’età. Ecco perché è importante che gli anziani si “ricordino” di bere.
A questo si aggiunge il fatto che, negli anni, i reni tendono a perdere la capacità e l’efficienza a trattenere l’acqua.
Un’altra criticità tipica della terza età è la diminuzione importante di massa muscolare, fenomeno detto sarcopenia. Un disturbo che pare essere importante in una persona over 60 su tre. Tra le conseguenze, oltre all’indebolimento del fisico, anche una perdita di liquidi, visto che molta dell’acqua del nostro organismo è contenuta nei muscoli.
La situazione diventa più complessa in presenza di comorbidità. In caso di diabete non diagnosticato o non controllato, in particolare, aumenta il volume urinario, e di conseguenza il rischio di perdita di liquidi.
Gli uomini con ipertrofia prostatica, invece, rischiano la disidratazione perché, per limitare il loro disturbo, tendono a bere di meno.
Infine, ma non ultimi per importanza, gli anziani con disturbi neurodegenerativi come demenza o Alzheimer hanno un rischio aumentato di non bere abbastanza (Nutrients 2018). “Un problema, se pensiamo che anche una disidratazione moderata può determinare una più o meno grave alterazione dello stato cognitivo” spiega il Professor Maurizio Muscaritoli, Presidente SINuC – Società Italiana di Nutrizione Clinica e Metabolismo.
“Terapie come quelle a base di diuretici, antistaminici e lassativi, inoltre, possono portare a urinare di più senza che i liquidi vengano reintrodotti a sufficienza” aggiunge.
I rischi della disidratazione negli anziani
Se il giusto apporto di liquidi determina un senso di benessere, anche piccole carenze idriche possono determinare importanti esiti negativi come l’insorgenza di patologie, disabilità e disturbi cognitivi . Va sottolineato che i rischi, negli anziani, sembrano superiori rispetto a quelli che corrono gli adulti più giovani. Aumentano, in particolare, la mortalità, la morbilità e la disabilità.
La disidratazione rappresenta un rischio aggiuntivo anche a parità di età. Pare che il 37% degli accessi degli anziani al Pronto Soccorso (Age and Ageing 2015) presentino uno stato di disidratazione e che gli esiti risultino peggiori rispetto agli anziani idratati.
Pazienti, caregiver e medici devono dunque essere attenti ai campanelli d’allarme.
“È molto importante insegnare ai giovani medici a riconoscere tempestivamente le caratteristiche cliniche degli elevati rischi della disidratazione” commenta Muscaritoli “Basta, infatti, una disidratazione lieve, pari al 2% del peso corporeo per scatenare senso di confusione e disorientamento, fatica, perdita di forza, di coordinazione e delle funzioni cognitive in generale. Le conseguenze di questo lieve deficit possono essere cadute, traumi e incidenti ma anche danni a reni e muscoli, aumento del rischio di contrarre infezioni”.
Disidratazione negli anziani: cosa fare?
Il trattamento della disidratazione dovrebbe concentrarsi sulla prevenzione e sulla diagnosi precoce prima che provochi effetti negativi sulla salute.
Innanzitutto è importante che gli anziani capiscano l’importanza di bere e che comprendano che devono ricordarsi di farlo.
Se l’anziano assume particolari terapie, come quelle a base di diuretici, antistaminici e lassativi, deve prestare particolare attenzione affinché i liquidi vengano reintrodotti in quantità sufficiente.
“Sarebbe opportuno studiare un piano personalizzato, specialmente nei soggetti a rischio” spiega Muscaritoli. “L’obiettivo è quello di aumentare l’introito di fluidi, ridurre quello di alcol, che favorisce la disidratazione, favorire l’assunzione di frutta e verdura e pianificare con il curante la diminuzione dei farmaci diuretici quando ciò fosse possibile.
L’acqua e altre bibite dissetanti
L’assunzione di acqua rimane fondamentale per reidratarsi senza eccedere in calorie, permettere le funzioni di fegato e reni e mantenere l’elasticità cutanea.
Tuttavia, previo confronto con il medico curante, va considerato che, mentre l’acqua disseta a breve termine, i liquidi che contengano piccole quantità di zuccheri, grassi o proteine permettono una idratazione di organi e tessuti più a lungo (The American Journal of Clinical Nutrition 2016).
L’acqua, talora poco gradita, può quindi essere alternata a latte scremato o intero, spremuta di arancia e the in quantità moderate.