Il microbiota, cioé la popolazione di microrganismi che compone la flora intestinale, può subire modificazioni causate da fattori ambientali ancora poco conosciuti, e può determinare nel corso della vita diversi tipi di alterazioni: dalla comparsa di alcune malattie infettive a quelle croniche intestinali MICI, ovvero malattia di Crohn e Colite ulcerosa. Pare inoltre svolgere un ruolo anche in patologie infettive quali l’infezione da HIV.
Una maggiore conoscenza della flora microbica permette di ricostituirla e riordinarne l’assetto, preziosissimo per la nostra salute. Questo il tema di due affollati congressi nazionali: il XVIII Congresso Nazionale SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, con oltre mille specialisti infettivologi, il X Congresso Nazionale IG-IBD, presieduto dal Prof. Alessandro Armuzzi, davanti a una platea di oltre 720 gastroenterologi.
Il microbiota nelle malattie infettive
Tra le varie infezioni che impattano anche sul microbiota dei pazienti hanno particolare rilievo l’HIV, l’Epatite C e quella da Clostidrium difficile. Gli scienziati negli ultimi anni hanno mostrato come la flora microbica intestinale interagisca con il sistema immunitario, tramite un cross talk, ovvero una comunicazione tra i componenti della flora microbica intestinale e le cellule del sistema immunitario.
“Nell’ambito dell’infezione da HIV, l’alterazione della flora microbica intestinale viene ritenuta tra le possibili cause che contribuiscono al danno immunologico del paziente e allo stato di infiammazione persistente” spiega la Prof.ssa Gabriella d’Ettorre, Università La Sapienza di Roma e Azienda Policlinico Umberto I, Roma “la terapia antiretrovirale, nonostante abbia raggiunto obiettivi fondamentali come per esempio il controllo virologico, un significativo recupero immunologico, l’allungamento della sopravvivenza e l’abbattimento della trasmissione, non sembra in grado a oggi di risolvere i danni legati all’immuno-attivazione e all’infiammazione cronica che caratterizzano la malattia.
Il mancato controllo di tali danni contribuisce al processo di senescenza precoce e alla comparsa di significative comorbilità a carico per esempio del cuore, del rene e del sistema nervoso centrale.
Resta ancora molto da comprendere relativamente i meccanismi alla base del danno persistente, ma un ruolo chiave sembra essere svolto dall’ intestino, dalla sua mucosa, dal sistema immunitario presente a questo livello e dal microbioma intestinale, per tale ragione lo studio approfondito di questi aspetti e la ricerca di strategie terapeutiche che impattino a tale livello stanno assumendo un ruolo chiave nella ricerca scientifica sull’HIV”.
Il ruolo dei probiotici e l’infezione da HIV
In attesa di dati più precisi, attualmente la ricerca scientifica si sta spostando verso la comprensione del recupero dell’integrità della mucosa intestinale. Ma ancora non sono chiari né le modalità né gli strumenti. “I risultati dei nostri studi condotti all’Università La Sapienza – aggiunge Gabriella d’Ettorre – per quanto preliminari, sembrano evidenziare che la supplementazione con specifici probiotici abbia interessanti effetti positivi sulla mucosa intestinale, nei pazienti con infezione da HIV, rigenerandone alcune importanti caratteristiche anatomiche e funzionali”.
Il microbiota e le malattie croniche intestinali
È emerso così anche uno stretto legame tra Malattie Croniche Intestinali (MICI) e microbiota. L’alterazione della flora intestinale, infatti, porta all’attivazione delle cellule del sistema immunitario, che sono poi i mediatori dell’infiammazione cronica nei pazienti con IBD (Infiammatory Bowel Disease). Nei pazienti con MICI la flora intestinale rimane alterata per molto tempo; il sistema immunitario la riconosce quindi come qualcosa di estraneo, e risponde attivandosi, generando i noti meccanismi patologici alla base di Crohn e colite ulcerosa.
“Lo studio del microbiota” chiarisce Federica Facciotti, Istituto Europeo di Oncologia Milano “si rivolge sia a pazienti affetti da malattia di Crohn sia a quelli con colite ulcerosa, poiché in entrambi i casi risulta alterato. Un ripristino delle condizioni di equilibrio della flora intestinale può essere un approccio terapeutico in entrambe le patologie. Cambiano le modalità operative, che possono essere l’utilizzo di prebiotici, probiotici, postbiotici o in alcuni casi il trapianto di microbiota fecale”.
È opportuno ricordare che la dieta si può fare già in funzione preventiva, perché l’alimentazione influenza molto il microbiota. “Alcuni cibi predispongono all’infiammazione intestinale – aggiunge Federica Facciotti – Una dieta ricca di sale e di grassi, infatti, contribuisce all’infiammazione all’intestino. Chi ha una predisposizione genetica e consuma questo tipo di cibi potrebbe accrescere l’infiammazione e potrebbe propagarla ulteriormente”.