Il PSA, ossia l’Antigene Prostatico Specifico, aumenta tipicamente in caso di carcinoma della prostata, ma anche in situazioni assolutamente benigne. L’opportunità di utilizzare questo esame come screening, ossia, un esame di massa per tutti gli uomini dopo una certa età (50 anni), anche in assenza di sintomi, è quindi tuttora controversa. Va infatti considerato che il riscontro di valori alterati può causare il rischio di esporre la persona a un possibile inutile sovraccarico di indagini e terapie (con costi sociali e personali, inclusi quelli relativi al tempo lavorativo perso e al peggioramento della qualità di vita causato da ansia ed effetti collaterali di esami e farmaci). Gli screening (come, per esempio, quelli accertati della mammografia e del pap-test) si effettuano infatti solo quando è sicuro il vantaggio tra benefici e costi nella popolazione.
L’esame del PSA può essere quindi utile, ma va circostanziato in condizioni da valutare, caso per caso, da parte del medico. Le attuali linee guida dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) hanno emanato le seguenti raccomandazioni (1):
- Si dovrebbe evitare di avviare allo screening con il PSA gli individui con età >75 anni e/o con una attesa di vita inferiore a 10 anni, in quanto gli eventuali benefici sono marginali rispetto ai rischi.
- Il dosaggio del PSA può essere offerto agli uomini con una attesa di vita maggiore di 10 anni che lo desiderino, purché essi siano informati dei rischi (prevalenti) e dei benefici (limitati) legati alla somministrazione del test e con le azioni conseguenti al risultato;
- Il dosaggio del PSA come test di screening in uomini asintomatici dovrebbe essere sconsigliato sotto i 50 anni;
- In uomini di età compresa fra 40 e 50 anni, con fattori di rischio come la familiarità o la razza l’opportunità di un monitoraggio con PSA dovrebbe essere discussa caso per caso spiegando all’interessato i potenziali rischi (sovra-diagnosi e sovra-trattamento) e i possibili benefici;
- In assenza di sintomi e comunque di sospetto diagnostico, il dosaggio del PSA non dovrebbe essere inserito nei controlli ematologici di routine.
A incrementare la perplessità sull’attendibilità dello screening con il PSA, si aggiunge uno studio sul valore diagnostico del PSA che ha dimostrato che i valori soglia di PSA attualmente consigliati tendono a sotto-diagnosticare il carcinoma della prostata in circa il 50% degli individui esaminati, per cui vi è anche il problema di una possibile “falsa rassicurazione” del test (1).
Valutate tutte le evidenze disponibili, 2 linee guida suggeriscono che il riscontro di un valore di PSA (1):
- maggiore o uguale a 1 ng/ml fra 40 e 50 anni
- maggiore o uguale a 2 ng/ml a 60 anni
- maggiore o uguale a 3 fra 50 e 70 anni
dovrebbero già suggerire un monitoraggio della persona nel tempo.
PSA, per una diagnosi precoce
Come già detto, la diagnosi precoce è ottenuta soprattutto con il consiglio di rivolgersi subito al proprio medico in presenza di sintomi o di importanti fattori di rischio, per valutare l’opportunità di eseguire l’esame del PSA e ulteriori indagini.
- Associazione Italiana di Oncologia Medica. Linee guida – Carcinoma della prostata. Edizione 2015.