Il “paziente impaziente”. I sottili giochi psicologici che il medico deve affrontare con la persona che “ha fretta di star bene” ed è “insofferente” a terapie di lunga durata e a obiettivi di prevenzione troppo lontani nel tempo.
Talvolta il medico si trova ad affrontare una particolare tipologia di persona che potremmo definire il “paziente impaziente”. Questo paziente ha “più gusto per il presente che per il futuro”, ed è pertanto improbabile che sia per lui facile aderire all’idea di assumere farmaci per un lungo periodo di tempo. L’insofferenza per obiettivi troppo lontani richiede quindi al medico lo sforzo di concordare con il “paziente impaziente” target a più breve scadenza, sottolineando quindi i vantaggi immediati dell’adesione al trattamento prescritto. Piuttosto che tentare di cambiare il carattere di coloro che sono “impazienti”, può essere saggio le accertare singole priorità del paziente, riferite in particolare ai benefici immediati. Per esempio, se il paziente “impaziente” ha il diabete, potrà essere messo in evidenza il miglioramento dell’acuità visiva, piuttosto che il lontano beneficio di evitare la retinopatia. Si può inoltre far leva su aspetti finanziari, considerando il costo di frequenti cambiamenti di lenti da vista, se il diabete non viene ben controllato. Nel complesso, conoscendo la psicologia, la cultura e gli atteggiamenti del singolo paziente, il medico può migliorare il rapporto di fiducia e risolvere in modo proattivo eventuali barriere all’aderenza al trattamento.
Un’altra componente essenziale di un efficace relazione medico-paziente è la creazione di un ambiente incoraggiante “senza colpe”, in cui i pazienti siano lodati per il raggiungimento degli obiettivi di trattamento e incoraggiati a rispondere onestamente domande relative al loro trattamento.
Con domande appropriate, i medici possono valutare se il paziente ha ben chiaro lo scopo della terapia. Si può inoltre aiutare il paziente a ricordare i farmaci che assume, ripetendo più volte nel dialogo (e facendoli così ripetere al paziente stesso) i nomi commerciali.
Utilizzando l’approccio teach-back (vale a dire, chiedendo ai pazienti di ripetere i punti importanti) il medico può verificare se il paziente ha compreso tutti gli aspetti relativi alla terapia.
Brown MT, Bussell JK. Medication adherence: WHO cares? Mayo Clin Proc 2011;86:304-14.