Mancata aderenza al trattamento: a volte la soluzione è molto semplice. Un breve ma costante dialogo tra medico e paziente può favorire una maggiore motivazione nell’assunzione della terapia antipertensiva e ottenere così un adeguato controllo delle pressione arteriose e delle possibili complicanze a lungo termine.
In USA, dati recenti indicano che solo il 31% di tutti i soggetti ipertesi sono controllati, ossia mantengono valori di pressione arteriosa (PA) <140/90 mmHg. Ciò vuol dire che quasi il 70% degli oltre 50 milioni di americani con ipertensione arteriosa sono ad aumentato rischio di complicanze cardiovascolari. I dati sono leggermente migliori per l’Italia, dove studi recenti (Tocci et al., 2015) indicano che il 37% dei pazienti ipertesi raggiunge un adeguato controllo pressorio. Sebbene lo scarso controllo della PA possa essere attribuito a diversi fattori, un motivo fondamentale è il problema della mancata aderenza al trattamento. In particolare, il paziente può mostrare uno scarso rispetto della terapia prescritta dal medico, con mancata assunzione di farmaci o auto-riduzione dei dosaggi. I motivi di questa insufficiente aderenza al trattamento sono molteplici. Il paziente iperteso può essere riluttante al trattamento per la cronicità della malattia e della stessa terapia, in assenza di sintomi evidenti. In pratica, non avvertendo specifici disturbi, la persona affetta da ipertensione arteriosa può sentirsi autorizzata a interrompere le cure. Ciò è evidentemente un errore, perché quando l’ipertensione arteriosa causa disturbi evidenti, può trattarsi di problemi particolarmente gravi, quali un infarto miocardico o un ictus cerebrale. Altre ragioni possono risiedere nei potenziali effetti collaterali dei farmaci stessi, oppure nella complessità del programma terapeutico, con troppe compresse da assumere tutti i giorni. Ma vi sono anche aspetti che risiedono in un adeguato dialogo tra medico e paziente; in questa area rientra una insufficiente consapevolezza da parte della persona ipertesa sulla natura e sulle conseguenze dell’ipertensione arteriosa, la mancanza di motivazione a essere diligente nell’assunzione delle medicine e anche errate credenze trasmesse al paziente da altri (amici, riviste, internet), non confutate dal medico. Un confronto aperto e continuo tra medico e paziente è spesso il passaggio cruciale per raggiungere una collaborazione proficua nella definizione del trattamento farmacologico più adeguato e più facile da seguire.
Bramley TJ, Gerbino PP, Nightengale BS, Frech-Tamas F. Relationship of blood pressure control to adherence with antihypertensive monotherapy in 13 managed care organizations. J Manag Care Pharm 2006;12:239-45.