Negli anziani, l’uso di determinate classi di farmaci antipertensivi sembra essere associato a una migliore aderenza al trattamento.
In questa popolazione gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina e i calcio-antagonisti sembrano offrire una maggiore aderenza rispetto ai beta-bloccanti o ai diuretici.
L’ipertensione arteriosa è un importante fattore di rischio per le malattie cardiovascolari, soprattutto per ictus cerebrale, infarto cardiaco, insufficienza renale e insufficienza cardiaca. Tuttavia, attualmente solo il 59% delle persone con ipertensione arteriosa viene posto in trattamento e di essi – fatto ancor più grave – solo il 34% ottiene un adeguato controllo della pressione sanguigna. Il principale motivo di tale dato è connesso alla cosiddetta “mancata aderenza al trattamento prescritto”. Diversi studi hanno esaminato le molteplici cause che possono causare tale mancata aderenza: età, sesso, etnia del paziente, fattori esterni, come la classe di farmaci, il tipo di effetti negativi, l’eventuale poli-terapia in corso, il costo dei farmaci e molti altri fattori. Valutiamo in questa disamina il possibile effetto dell’età del paziente. Iniziamo col dire che, in generale, la pressione sanguigna è più difficile da controllare con l’aumentare dell’età. Studi dedicati ai pazienti anziani (età ≥ 65 anni) mostrano che solo il 20% di essi presenta una “buona aderenza” (definita come l’80% o più di giorni in cui il paziente è coperto dai farmaci antipertensivi). In questi studi, l’aderenza è stata maggiore tra i pazienti che assumono determinate classi di farmaci antipertensivi: in questa popolazione gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina e i calcio-antagonisti sembrano offrire una maggiore aderenza rispetto ai beta-bloccanti o ai diuretici. Uno studio su pazienti ambulatoriali ha inoltre rilevato che l’uso concomitante di più farmaci antipertensivi aumenta con l’età del paziente (almeno fino agli 80 anni) e può avere un impatto sulla volontà o sulla capacità del paziente di rispettare il regime generale. È inoltre interessante notare che i pazienti più anziani (> 80 anni) vengono trattati in modo meno aggressivo, con un minor numero di farmaci, rispetto alle persone di 60-79 anni di età. D’altro canto è ben noto che l’ipertensione non controllata, in associazione alla malattia coronarica, contribuisce allo scompenso cardiaco, che colpisce oltre il 5% delle persone tra i 65 ei 79 anni di età e il 10% al 20% di quelli di età superiore a 80 anni. A tale riguardo, il principale fattore su cui intervenire per migliorare questi dati è proprio quello della non aderenza al trattamento antipertensivo.
Munger MA, Van Tassell BW, LaFleur J. Medication nonadherence: an unrecognized cardiovascular risk factor. MedGenMed 2007;9:58.