In molte aree italiane, in particolare del nord, è allarme smog e influenza: un cocktail particolarmente pericoloso per il sistema cardiovascolare. Per la prima volta, infatti, è stata dimostrata l’associazione tra aumento del PM10 e patologie cardiovascolari durante i picchi di epidemie influenzali.
A peggiorare la situazione la bassa temperatura che, così come quella elevata, può rappresentare una minaccia alla salute.
Lo studio, firmato Humanitas e Istituto Nazionale dei Tumori
A dimostrare la relazione tra inquinamento e rischio cardiovascolare, i risultati emersi da uno studio Case-Crossover (metodologia che rende più sicura l’analisi dei dati) pubblicato sulla rivista scientifica International Journal of Environmental Research and Public Health e condotto dall’Istituto Clinico Humanitas insieme all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano (INT).
L’obiettivo della ricerca è stato quello di indagare se le concentrazioni di particolato atmosferico, la stagione e la temperatura dell’aria fossero correlati a incidenti ed emergenze per eventi cardiovascolari nel Nord Italia. Inoltre ha voluto vedere se tali parametri si collegassero a un aumento delle emergenze in modo correlative anche ai cambiamenti climatici.
A questo proposito sono stati analizzati circa 1.350 eventi cardiovascolari, diagnosticati in pronto soccorso, e confrontati con le concentrazioni di PM10.
Queste ultime hanno riguardato specificamente il giorno dell’accesso alle cure di emergenza e quelli adiacenti, in modo da valutare la rapidità dell’effetto nocivo dell’inquinamento.
I risultati: eventi cardiovascolari e PM10
Lo studio ha dimostrato che il rischio di accesso al pronto soccorso per eventi cardiovascolari acuti è associato all’aumento del particolato atmosferico (PM10) secondo un andamento stagionale – più dannoso nel periodo autunno-inverno, ma anche più pericoloso nelle giornate con alte temperature atmosferiche. Inoltre, per la prima volta al mondo, lo studio ha osservato l’associazione tra aumento del PM10 e patologie cardiovascolari durante i picchi di epidemie influenzali.
Riscaldamento globale e PM10
“I risultati ci dicono che in occasione di giornate calde, per ogni incremento di 10 μg/m3 di PM10 si manifesta un aumento del 34% di eventi cardiovascolari.
I cambiamenti climatici in atto renderanno quindi, inevitabilmente, l’effetto del particolato atmosferico più pericoloso di quanto sia ad oggi, soprattutto considerando che l’IPCC – il gruppo di lavoro sui cambiamenti climatici dell’ONU – ha valutato l’area del Mediterraneo come una delle più vulnerabili al mondo per questo tipo di fenomeni” spiega Paolo Contiero, Responsabile della Struttura Semplice di Epidemiologia Ambientale dell’INT.
Il PM10 e le stagioni
“L’effetto del PM10 muta a seconda delle stagioni. In particolare, in autunno e in inverno l’innalzamento di 10 μg/m3 di PM10 è causa di un incremento del rischio cardiovascolare tra il 18 e il 23%, probabilmente a causa della diversa composizione chimica del particolato atmosferico e della diversa risposta fisiologica agli stress ambientali.
Il nostro studio evidenzia come per la presenza simultanea di più fattori di stress fisiologico, inquinamento, temperatura e stagionalità possano interagire tra di loro mettendo in difficoltà l’apparato cardiovascolare” spiega Roberto Boffi, Responsabile della Pneumologia e del Centro antifumo INT.
Eventi cardiovascolari e influenza
“Per la prima volta al mondo siamo riusciti a dimostrare che durante il periodo ad alta prevalenza di infezioni da virus influenzali il PM10 risulta più dannoso per l’apparato cardiovascolare: il rischio di accessi al pronto soccorso per eventi cardiovascolari per ogni 10 μg/m3 di PM10 diventa del 134%” sottolinea Michele Ciccarelli, Responsabile dell’Unità Operativa Medicina generale e pneumologia dell’Istituto Clinico Humanitas. “Questo risultato è indipendente dalle basse temperature e dalla stagionalità ed è importante perché identifica il periodo dell’anno dove è più alta la pericolosità del PM10”.
Tumori, inquinamento e patologie cardiovascolari
“Nei pazienti affetti da neoplasia, nella stagione calda l’effetto del PM10 sull’insorgenza di patologie cardiovascolari è ancora più marcata, raggiungendo un incremento di rischio dell’88%. Questo effetto del PM10 è assolutamente rilevante, perché colpisce una popolazione particolarmente fragile come quella delle persone con una diagnosi di tumore” aggiunge Giovanna Tagliabue, Responsabile della Struttura Semplice Registro Tumori dell’INT.
I suggerimenti dei ricercatori per il futuro
Il futuro non si presenta roseo. I ricercatori suggeriscono a questo proposito l’opportunità di rivalutare i limiti di legge in merito alle concentrazioni di particolato atmosferico. Questi potrebbero, ad esempio, essere abbassati nei periodi di picco delle temperature più calde o fredde.
Inoltre i pazienti, soprattutto quelli più fragili, dovrebbero prestare particolari precauzioni nelle giornate più a rischio.
Bibliografia
Contiero P, Boffi R, Tagliabue G, et al. A Case-Crossover Study to Investigate the Effects of Atmospheric Particulate Matter Concentrations, Season, and Air Temperature on Accident and Emergency Presentations for Cardiovascular Events in Northern Italy. Int J Environ Res Public Health. 2019 Nov 21;16(23)