Il dolore pelvico cronico nelle donne può avere conseguenze sulla vita privata e lavorativa a causa della difficoltà della terapia.
La cosiddetta sindrome del dolore pelvico cronico è un insieme di sintomi caratterizzato principalmente da dolore cronico a carico del nervo pudendo, localizzato al basso ventre, con possibili irradiazioni alla regione lombare, ai genitali esterni (vagina e vulva), all’inguine o all’interno delle cosce.
Il dolore pelvico cronico colpisce soprattutto le donne, in un rapporto di 9 a 1 rispetto agli uomini, e soprattutto in giovane età, dai 26 ai 35 anni.
E’ una malattia che causa assenze dal lavoro che hanno un costo sociale superiore ai 500 milioni di euro l’anno e costi medici diretti per quasi 3 miliardi.
Si tratta di un dolore nocicettivo, infiammatorio e neuropatico cronico, caratterizzato da dolore spontaneo e da una risposta esagerata a stimoli dolorosi o anche innocui (come la semplice stimolazione vaginale con un cotton fioc).
Questa condizione è estremamente debilitante ed è una sindrome solitamente difficile da curare.
Gli ultimi studi scientifici sottolineano comunque che l’origine del dolore, indipendentemente dalla causa iniziale che dà l’avvio al circolo vizioso, è dovuta all’infiammazione e alla sensibilizzazione nervosa sia periferica sia centrale.
Chi soffre di questa malattia spesso ha provato ogni sorta di cure: dalla terapia antibiotica (ma non è quasi mai un’infezione la causa del problema), creme o iniezioni a base di cortisone, preparati anti-fungini, olii emollienti, creme alla capsaicina o al testosterone, astinenza sessuale, applicazioni mentolate sui piedi e altro, per un totale di oltre un centinaio di possibili rimedi di maggiore o minore popolarità.
Quello che occorre fare, invece, è uscire dal circolo vizioso dell’infiammazione che causa il dolore e del dolore che rinforza l’infiammazione e da un altro circolo vizioso, quello tra frustrazione/disagio e dolore.